Mirabella Imbaccari. I corsisti A.S.I. dell’IRES e i loro “percorsi” nella “costruzione di un’equilibrata e armoniosa identità personale”
- di Redazione Il Solidale
- 5 gen 2023
- SOCIALE
(Gaetana Brighina) MIRABELLA IMBACCARI. Il percorso educativo-formativo - con e per i corsisti A.S.I. (Animatori Servizi all’Infanzia) dell’IRES di Mirabella Imbaccari - sia teorico (attraverso lo studio della scienza e degli scienziati dell’educazione: pedagogia e pedagogisti, antropologia e antropologi, psicologia e psicologi, sociologia e sociologi, filosofia e filosofi) sia pratico (attraverso la narrazione, con le rappresentazioni scenico-teatrali e la lettura-ascolto dei fatti di cronaca nera accaduti nella realtà italiana, di alcune emozioni, quali: paura, rabbia e gelosia) ha offerto la possibilità di conoscere le emozioni e il loro complesso processo, nonché la differenza tra emozioni innate e universali ed emozioni sviluppate con l’esperienza.
Si è sperimentata la volontà e l’interesse di conoscere la stretta connessione tra gli stimoli del mondo esterno, quelli provenienti dalla realtà circostante (persone, eventi, oggetti) e gli stimoli del mondo interno, quelli sviluppati dalla realtà dei processi cognitivi autogenerati (consci e inconsci), i quali coabitano la persona nella sua interezza/totalità, unicità e irripetibilità. Diviene, pertanto, tangibile la complessità del processo emotivo, la cui dinamica è suscitata dall’interazione tra fattori oggettivi, propri dell’ambiente storico-culturale di appartenenza e nel quale si interagisce (mondo esterno) e fattori soggettivi, propri della psiche (mondo interno).
Durante il corso professionale - la docente formatrice, dottoressa Gaetana Brighina -, sceglie di dare rilievo, come obiettivo centrale, alla persona in formazione, con ampio spazio dedicato alle riflessioni, personali e interpersonali, sull’importanza di essere e sentirsi protagonisti attivi nella costruzione della propria identità personale, affinché evolva in una personalità cosciente, empatica e responsabile. Si è approfondita la valenza della componente emotiva nelle interrelazioni umane, la quale si manifesta al mondo esterno mediante reazioni a livello psico-fisiologico e a livello comportamentale, condizionando l’agire della persona sia in modo positivo (con l’assunzione di comportamenti consapevoli e responsabili) che in modo negativo (con il rischio che esso evolva in psicosi).
Si è presa coscienza che: la modalità di reagire dipende dalla personale percezione e valutazione dell’individuo allo stimolo, dalla maturità cognitiva, dalla durata e dalla frequenza degli stimoli; le manifestazioni sono la risultante delle caratteristiche personali, tratti tendenzialmente stabili, intrinseche alla personalità, al temperamento dell’individuo e allo stile educativo appreso dall’ambiente socio-culturale nel quale vive e interagisce, e sono contingenti alle circostanze-contesti del vivere quotidiano. L’emozione della rabbia, ad esempio, può essere valutata attraverso uno strumento di misurazione basato sull’analisi introspettiva - Spielberger, C. D. (1988). Manual for the State-Trait Anger Expression Inventory-: che indica se la persona è incline a manifestare le reazioni aggressive in modo immediato e diretto, anger-out (rabbia fuori) o a reprimerla consapevolmente, gestendo i propri impulsi, anger-in (rabbia dentro), comprendendo, quindi, che vi è profonda differenza tra repressione consapevole e inibizione. Quest’ultima non è vissuta come libera scelta, ma come imposizione fino a uno stato opprimente, col rischio di causare nevrosi. Invece, la repressione consapevole permette di gestire, autocontrollare e dominare i propri impulsi, riuscendo a elaborare il lutto, ossia la perdita del proprio oggetto d’amore (persona cara, lavoro, successo...). Reprimere in modo consapevole, significa, altresì, gestire le emozioni in modo adeguato, entro i canoni della tollerabilità, senza valicare i confini di rispetto della propria e dell’altrui dignità, preservando la salute fisica e psichica propria e altrui. Studi empirici hanno dimostrato la non validità della funzione catartica dei comportamenti aggressivi nei confronti dell’oggetto di collera (manifestazione diretta) per il quale si scarica la tensione negativa, al contrario, tale modalità comportamentale rischia di divenire un’abitudine, un modus vivendi; un’altra abitudine negativa è il comportamento aggressivo indiretto che si manifesta su terze persone, le più intime per maggiore vicinanza spazio-temporale.
È risultato necessario condividere il pensiero scientifico relativo all’importanza di ri-conoscere le emozioni al fine di poterle gestire, sviluppando autocontrollo e intelligenza emotiva, per un altrettanto equilibrato sviluppo emotivo-comportamentale. Saper captare e saper trasmettere/comunicare le emozioni significa essere capaci da una parte di sviluppare capacità empatiche (rafforzando la rete di sostegno sociale e promuovendo uno stile educativo empatico), dall’altra di autogestire i propri impulsi senza che essi prevalgano ed evolvano in patologie (squilibri emotivo-affettivi e socio-relazionali), e di incanalare le “energie”, le tensioni emotive verso la realizzazione del sé, lavorando su sé stessi, sulla propria autostima (fiducia nelle proprie capacità) per un equilibrato e armonioso sviluppo dell’identità personale, affinché ci sia vicinanza e congruenza tra l’immagine di sé, del sé ideale, del sé morale e del sé reale, vivendo in armonia con sé stessi e con l’altro. A tal fine, è necessario lavorare sull’insicurezza, sul senso di inferiorità (elemento costante delle emozioni negative) e sul senso di inadeguatezza nel relazionarsi con l’ambiente circostante, riuscendo così a gestire anche l’ignoto e gli imprevisti.
Per aumentare la propria autostima, non bisogna considerare l’altro come termine di paragone, poiché è proprio il processo di comparazione con l’altro (vicino per somiglianza di genere, di età e di status sociale) la fonte di frustrazione. Al contrario, il criterio valido è il confronto con sé stessi e con le proprie aspettative, non con quelle altrui. L’altro deve essere vissuto in modo positivo, come una ricchezza, un modello di riferimento e non con sentimenti ostile-distruttivi, così si cammina per raggiungere la felicità, come scopo più elevato della vita, consistente in uno stato di benessere interiore, indipendente da qualsiasi antecedente, poiché è distaccato dall’esperienza immediata e non coincidente né con il piacere né con la virtù.