I raddusani piangono "fratel" Biagio Conte e hanno partecipato al funerale che si è svolto a Palermo in un bagno di folla

  • di Redazione Il Solidale
  • 19 gen 2023
  • CRONACA

I raddusani piangono "fratel" Biagio Conte e hanno partecipato al funerale che si è svolto a Palermo in un bagno di folla

(Francesco Grassia) PALERMO. La comunità raddusana è in lacrime, stretta in un lutto inconsolabile per la morte di Fratel Biagio Conte, vittima di un terribile tumore che lo ha falciato all’età di appena 59 anni. Fratel Biagio Conte era l’amico e il punto di riferimento di tutti i raddusani che credono nei valori della solidarietà, della concretezza e della dignità della persona, valori da lui testimoniati sempre in maniera coinvolgente ed eroica.
La morte di Fratel Biagio ha avuto un forte impatto traumatico nella gran parte della piccola comunità della città del grano che, il 17 gennaio scorso, si è recata in massa ai funerali che, presieduti dall’Arcivescovo S.E. Mons. Corrado Lorefice, si sono svolti presso la Cattedrale di Palermo alla presenza delle massime autorità, tra le quali il Presidente della Regione Renato Schifani, il Prefetto Maria Teresa Cucinotta e il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla, e di una marea di gente stimata in oltre 8 mila persone. “Siamo affranti – hanno dichiarato in coro alcuni raddusani presenti al momento dell’ingresso in Cattedrale del corteo funebre al seguito della bara con dentro le spoglie di Fratel Biagio Conte – Era una persona dal cuore d’oro, solare, generoso, responsabile e rispettoso; era una straordinaria figura di missionario laico al servizio degli “ultimi”; ha incarnato i più puri valori cristiani di solidarietà, di aiuto ai sofferenti e di sostegno ai poveri. La scomparsa del nostro Fratel Biagio è, per tutti noi, una grande perdita. E’ stato uno di noi. Veniva spesso a Raddusa e con le sue visite ci infondeva fiducia e “speranza”. Anche se non c’erano vincoli di sangue, Biagio era per noi tutti un vero fratello”. E quando l’Arcivescovo Lorefice, nella sua omelia, ha ricordato la scelta di Biagio Conte di “vivere da povero, con i poveri e per i poveri” sono scappati applausi e lacrime da parte di tutti. Sono stati letti i messaggi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Papa Francesco. Hanno letto messaggi: l’Imam della moschea di Palermo Badri El Madami e la sorella Grazia le cui parole hanno suscitato emozione e lacrime in tutti i presenti. Alla conclusione dei riti funebri il feretro è stato riportato in via Decollati presso la sede della sua missione “Speranza e Carità” dove sarà sepolto.
La riconoscenza dei raddusani nei confronti di Fratel Biagio Conte e il rimpianto per la sua dipartita sono, per tutta la comunità, due cose inestimabili. La sua vita, seppur breve sarà trascritta negli annali della storia, e la sua opera resterà per sempre e per tutti l'esempio più alto di cosa significa amare Dio servendo il prossimo. Fratel Biagio Conte non è stato un prete e neanche un monaco; lo hanno chiamato "Fratel" perchè ha voluto e saputo farsi fratello di tutti scegliendo la strada della semplicità e della Misericordia di DIO. Biagio Conte, missionario laico è stato l’angelo dei poveri che ha aiutato gli “ultimi”. Le sue ultime parole, scandite con molta fatica alla messa di Natale 2022, rimbombano ancora nelle orecchie di coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarle : "Cercate di rendere migliore questo nostro mondo". Ora, che ha deciso di tornare alla casa del PADRE, questa terra rimane orfana della sua missione. Figlio di un benestante industriale edile, stanco di lottare contro le ingiustizie di questo mondo, decise di dedicarsi a DIO. Così il 5 maggio del 1990, dopo una fortissima riflessione e nel silenzio più assoluto, lasciò la sua casa, la sua famiglia e la corrotta società con cui, suo malgrado, era stato costretto a vivere, e, vestendosi solo di sacco, si ritirò nelle montagne dell'entroterra siciliano scegliendo di vivere come un eremita. Fuggì dalla sua casa lasciando sulla scrivania una lettera ai famigliari con cui si scusava per il gesto che stava per compiere. Andò via, come si dice in gergo, “nudo e crudo”, senza cibo e senza documenti, portandosi dietro soltanto il suo cagnolino “Libertà”. Fu così che cominciò il suo lungo cammino prima senza meta, poi verso Assisi. Dopo un mese di vagare nel nulla e in mezzo alla natura di cui si era innamorato, decise di uscire allo scoperto e di cercare un aiuto e soprattutto qualcosa da mangiare. Fu così che il 28 maggio del 1990, uscendo da un fitto  bosco, si trovò alle porte dell’azienda pastorizia del raddusano Rosario Leonardi che, senza nulla chiedere, gli diede da mangiare, lo ospitò con grande generosità e si prese cura di lui come se fosse un figlio. A Rosario disse di chiamarsi Francesco ma non disse nulla della sua provenienza. Presso l’azienda di Rosario Leonardi, alle porte di Raddusa, si fermò per quasi nove mesi e con lui collaborò nell’accudire l’ovile con 240 pecore. Fu così che conobbe la moglie di Rosario Leonardi, Sara Castoro e i figli: Francesco, Enza, Giuseppe, Sara e Salvatore tutti raddusani di Raddusa (Ct). Nello stesso tempo conobbe i proprietari della fattoria accanto Filippo Moschetti e la sorella Maria Moschetti con il marito Tommaso Gueli. Questi poi decisero di trattenerlo a lavorare con loro, visto che, dopo qualche mese, Rosario Leonardi aveva venduto le pecore e si era ritirato nella sua casa di Raddusa. Tutta la famiglia dei proprietari lo rispettavano e facevano di tutto per non fargli mancare niente. Per l’esercizio del nuovo lavoro il giovane Francesco fu affidato a Pasquale Buzzone con il quale legò una profonda e sincera amicizia. Fu così che Biagio Conte, in arte Francesco, contrasse un’amicizia indissolubile con la città di Raddusa. Restò nella fattoria dei fratelli Moschetti fino al 19 febbraio del 1991. L’indomani mattina, dopo avere salutato e ringraziato tutti coloro che lo avevano ospitato, decise di proseguire il cammino, sempre a piedi, verso Assisi dove tra mille altre peripezie giunse il 7 giugno del 1991. Poi tornò a Palermo con l'intenzione di partire per l'Africa come missionario, ma decise di rimanere tra la sua gente: "Qui – disse -  in troppi soffrono povertà e abbandono, qui è la mia missione". Cominciò dai senzatetto della Stazione di Palermo Centrale, vivendo come uno di loro. Nel 1993 fondò la "Missione di Speranza e Carità" che, negli anni, ha ospitato e aiutato migliaia di persone senza chiedere ad alcuno di quale religione fosse. Nonostante la lunga distanza che separa Palermo da Raddusa, Biagio Conte continuò a mantenere stretti i rapporti con gli abitanti della città del grano, prima tappa del suo lungo viaggio, fatto a piedi, verso Assisi. Lo scrivente ha avuto il privilegio di conoscerlo personalmente e, nel corso delle sue tante visite a Raddusa, lo ha intervistato diverse volte e pubblicato gli articoli sul quotidiano “La Sicilia”, sulla rivista “La Gazzetta del Calatino” e sul portale web “Il Solidale”. Lo ha  incontrato, per la prima volta, il 30 maggio del 1990, due giorni dopo il suo arrivo presso l’azienda pastorizia di Rosario Leonardi (cognato dello scrivente), quando ancora si faceva chiamare Francesco. Con lui lo scrivente ha instaurato, sin dal primo giorno che lo ha conosciuto, un rapporto di assoluta amicizia. In occasione della sua prima venuta nella città di Raddusa, dopo aver concluso il suo lungo viaggio ad Assisi, Fratel Biagio Conte regalò al sottoscritto una copia del suo primo libro che ha per titolo “Il Viaggio della ‘Speranza’ affinchè l’uomo possa migliorare”, Pax ed. che lo stesso custodisce a fianco dei tanti libri speciali che occupano un posto di riguardo nella propria biblioteca personale.
Tutto ciò vale a spiegare l’affetto che Biagio Conte ha nutrito per gli amici di Raddusa che ora ne piangono la sua  scomparsa. Sono stati numerosi i raddusani che, ieri l’altro, si sono recati presso la Cattedrale di Palermo per dare l’ultimo saluto ad un uomo che per oltre trent’anni ha testimoniato con i Fatti l’Essenzialità dell’Essere Cristiani nella Carità.