Caltagirone. Si restaura il fercolo di San Giacomo: al via un laboratorio “aperto”

  • di Redazione Il Solidale
  • 18 feb 2023
  • CRONACA

Caltagirone. Si restaura il fercolo di San Giacomo: al via un laboratorio “aperto”
(Salvo Cona) CALTAGIRONE. Caltagirone, primo fra gli 8 centri del sito “Città tardo barocche del Val di Noto”, inaugura una nuova modalità di fruizione dei beni culturali: un laboratorio di restauro (il cosiddetto “Lab 8 del Val di Noto”) in cui studenti, altri cittadini e visitatori possono, assistendo “in diretta” al recupero dell’opera, “entrare” nel passato, ma anche proiettarsi nel futuro.
Sono questi i principali connotati dell’iniziativa battezzata ieri pomeriggio, al Carcere borbonico, con la consegna all’impresa affidataria, da parte della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Catania, dei lavori di restauro, consolidamento e disinfestazione del fercolo di San Giacomo, custodito nello stesso Carcere borbonico, oggi sede del Museo civico.
Si tratta del fercolo originario che, pur essendo stato sostituito negli ultimi 60 anni da una copia che adesso viene portata in processione, costituisce l’essenza di una storia plurisecolare intrisa di fede e tradizione. I lavori, finanziati dall’assessorato regionale dei Beni culturali (64mila euro), dureranno 180 giorni e si tradurranno nel trasferimento del fercolo, che fu realizzato da Scipione di Guido nel 1589, dal Carcere borbonico alla sala “Milazzo” (a piano terra del palazzo municipale), dove sarà allestito il laboratorio di restauro e sarà realizzata la prima sezione di un’officina di cultura relativa alla Festa del patrono di Caltagirone, San Giacomo, eredità immateriale che è parte integrante del patrimonio Unesco della città.
L’iniziativa è stata illustrata dalla soprintendente Donatella Aprile, dalla direttrice dei lavori Carmela Cappa (il Rup è l’arch. Salvatore Girianni, della stessa Soprintendenza), dal vescovo Calogero Peri, dal sindaco Fabio Roccuzzo, dall’assessore comunale al Patrimonio Unesco Claudio Lo Monaco e dal direttore dell’Ente gestore del sito Unesco “Città Tardo Barocche del Val di Noto”, Paolo Patanè.
“La città – ha dichiarato il sindaco - si riappropria così di un’opera d’arte straordinaria, il cui restauro sarà eseguito in condizioni di piena visibilità”. “Questa iniziativa – ha sottolineato il vescovo – rilancia pure il recupero delle radici storiche di questa comunità”. “Nella sala Milazzo, in cui l’opera sarà a breve trasferita – ha affermato l’assessore Lo Monaco – verrà allestita una vera e propria officina culturale”. “L’Unesco – ha detto il dott. Patanè - ha bisogno di restituire vita al proprio patrimonio e questa iniziativa è un’operazione di partecipazione e di comunità”. “Questo fercolo – ha osservato la dott.ssa Cappa – è il simbolo di una storia affascinante che continua”. “Ci impegneremo – ha concluso la dott.ssa Aprile – per raggiungere l’atteso risultato rispettando i tempi previsti”.