"La Fortezza del Tempio", uno scrigno da tutelare
- di Redazione Il Solidale
- 6 gen 2016
- CULTURA
San Michele. Un’antica mappa topografica la colloca a circa 450 metri sul livello del mare. Il paesaggio circostante è a dir poco mozzafiato, tra colline, corsi d’acqua e un’immensa e florida pianura, che, fin dalla notte dei tempi, è fonte di vita e soprattutto di sostentamento per la popolazione. I templari, quindi, non potevano scegliere una zona migliore per costruivi la propria mansione, successivamente appartenuta all’Ordine di Malta dal XIV al XIX secolo. Per tantissimo tempo il sito è caduto nell’oblio, in una sorta di dimenticatoio della storia. Di recente, grazie alle ricerche del prof. Giacomo Pace Gravina e del prof. Luciano Buono, il feudo di San Maria del Tempio, così viene identificato in numerosi documenti storici, è ritornato sotto la lente di studiosi ed appassionati, tanto da spingere alcuni giorni fa l’Archeoclub di San Michele “Barone Antonio Gravina” ad organizzare un convegno. Oggi di quella “Commenda” rimangono dei segni visibili. Infatti, dopo aver raggiunto a piedi la sommità della montagnola “Gatta”, saltano agli occhi i resti di edifici e gli angoli di grossi muri perimetrali, così come altre tracce di manufatti sono riscontrabili qualche metro valle. Tutto fa presagire all’esistenza della “Fortezza del Tempio”, con all’interno la Chiesa “gotica” di Santa Maria del Tempio, in cui concluse la sua esistenza,come vuole la tradizione, il Beato Gerlando, annoverato tra i Santi dell’Ordine gerosolimitano. Lungo la valle del fiume Tempio o Tenchio sono visibili anche i resti di antichi mulini ad acqua e di “bagli”, appartenenti sempre all’Ordine. Insomma il sito ha tutta la dignità storica per poter essere valorizzato. “Il resti del Marcato del Tempio – spiega il prof. Luciano Buono – rappresentano una delle poche sopravvivenze di una fortificazione medievale, che dominava una delle più importanti vie di comunicazione della Sicilia. Un accurato studio dell’area, corredato da adeguate indagini e rilievi archeologici, potrebbe fornire un contributo notevole alla nostra storia”. “Il nostro territorio – scandisce Carlo La Mattina, presidente dell’Archeoclub di San Michele – ha tante potenzialità inespresse. Facciamo appello affinché gli organi competenti valorizzino il sito del Tempio, per una sua futura fruizione turistica”. Martino Geraci