San Cono. "Play to Work": quando un gioco è utile ad informare su sfruttamento, lavoro e caporalato, al SAI “Vizzini Ordinari”

  • di Redazione Il Solidale
  • 8 set 2023
  • SOCIALE

San Cono. "Play to Work": quando un gioco è utile ad informare su sfruttamento, lavoro e caporalato, al SAI “Vizzini Ordinari”
(Salvo Cona) SAN CONO. Il gioco come strumento di informazione per aiutare i migranti ospiti dei SAI calatini, gestiti sia dalla cooperativa sociale “Opera Prossima” che dalla "San Francesco", ad apprendere meglio tutte quelle regole e quelle norme afferenti al mondo del lavoro, che attraverso la partecipazione al gioco si rivelano di più chiara comprensione e di facile apprendimento, evitando così di farli cadere nella deprecabile trappola dello sfruttamento lavorativo e del caporalato. In questo caso ad essere stati impegnati e coinvolti sono stati gli ospiti della struttura di accoglienza che a San Cono opera nell’ambito del progetto SAI “Vizzini Ordinari” i quali hanno trovato “un forte interesse”, così come sottolinea Manuela Scebba, l’intraprendente mediatrice culturale “multilingue” che ha gestito il gioco tra gli ospiti di diverse nazionalità, riuscendo a renderli partecipi e protagonisti. Questo progetto ludico-ricreativo, ma nello stesso tempo anche istruttivo, nato alcuni anni fa su input dell’ALS-MCL Sicilia, presieduta da Paolo Ragusa, e dall'Associazione Lavoratori Stranieri del Movimento Cristiano Lavoratori del Calatino mira ad offrire (sotto forma di gioco) un'informativa sul diritto del lavoro, fornendo nel contempo quante più nozioni possibili sulla sicurezza sul lavoro, sulla normativa in materia di previdenza e su tutti gli ammortizzatori sociali previsti per il lavoratore, come l’assegno famigliare, la maternità, le ferie, i bonus, la disoccupazione e altro ancora, tutti diritti spettanti a ogni lavoratore che può goderne solo se innestato in un contesto di un’attività occupazionale garantita da un regolare rapporto e contratto di lavoro. Non a caso, durante questo gioco vengono impartite nozioni sulle tipologie di contratti, sugli orari di lavoro, sul concetto di retribuzione e sulle possibili mansioni. Insomma, alla fine del gioco, i partecipanti vengono sensibilizzati sulla necessità di affidare il proprio futuro alla legalità e alla regolarità lavorativa. Per Manuela Scebba “la formazione è tale quando l’arricchimento è reciproco. Pertanto il gioco risulta essere lo strumento più semplice per trasmettere le informazioni ai migranti e raccogliere le loro impressioni non sempre positive, ma sempre cariche di ottimismo, guardando al mondo del lavoro con la giusta consapevolezza acquisita grazie a questo gioco”. 
Il preparato e qualificato assistente sociale Ulisse Privitelli, che ha collaborato ad istruire i beneficiari ospitati a San Cono presso questa struttura di accoglienza - coordinata da Michele Leone (che esprime la propria soddisfazione per questo evento formativo) e gestita dalla cooperativa sociale “Opera Prossima” - spiega che “Play to work è un educational training, poiché propone dei contenuti informativi in modalità ludica. La modalità di apprendimento è ‘face to face’, a contatto con i professionisti del mestiere: operatore legale, assistente sociale e mediatore culturale che proporranno una formazione partecipativa agli immigrati, agevolando l’apprendimento di nozioni e informazioni utili alla prevenzione dello sfruttamento lavorativo tramite dei moduli interattivi e con la partecipazione a un gioco da tavolo. L’attività ha anche la funzione di aiutare lo straniero a maturare da sè le risposte alle problematiche che con maggiore difficoltà tendono ad emergere. In tal modo si mettono in atto strumenti per la sensibilizzazione alla riflessione e alla prevenzione su tematiche concrete e importanti. Il gioco è efficace anche come attività proposta al personale della struttura, in quanto delinea quali siano le modalità per veicolare contenuti utili a beneficio degli ospiti. Per quanto riguarda, invece, i professionisti impiegati nel progetto essi sono: Mediatore culturale, Operatore legale, Assistente Sociale.”
Giovanni Manduca, referente a San Cono del SAI “Vizzini Ordinari”, aggiunge: “Sono felice del fatto che i ragazzi, ospiti presso il SAI di San Cono, abbiano partecipato all'incontro organizzato dai professionisti del progetto ‘Play to work’. Ho compreso come sia da parte loro necessario conoscere gli strumenti che lo stato mette in atto per contrastare quelle forme di sfruttamento che si possono verificare nell'ambito lavorativo. Insomma, diverse nazionalità unite da un obiettivo comune: integrazione nella legalità."
Già apprezzato dall’Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro della Regione Siciliana, con nota del 17 febbraio 2021, il progetto “Play to work” viene oggi annoverato tra le buone pratiche in materia di politiche del lavoro dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito di attuazione del piano triennale del contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato.
Inizialmente ambizioso il progetto “Play to work” si rivela oggi assolutamente avvincente per i risultati conseguiti e per i riconoscimenti avuti, riflettori che si accendono sui contesti sociali che vivono ai margini bui dello sfruttamento e dove strumenti di conoscenza, quale il gioco “Play to work”, risultano essere torce che illuminano e proiettano luce in avanti. Infatti, il progetto “Play to work” è un progetto di educational training dove i partecipanti non sono discenti ma protagonisti di un tabellone della vita in cui si avvicendano, come pedine sulle caselle, i sogni di un lavoro futuro e i ricordi di esperienze lavorative passate spesso poste al di là del limite della schiavitù. Non è un gioco che si rivolge ai partecipanti, ma sono essi stessi che si rivolgono al gioco per estrarre informazioni e consapevolezze nuove, per uscire da quell’isolamento che li ha visto piegare la schiena innanzi al caporale e la dignità innanzi al ricatto. Al “Play to work” viene riconosciuto, ai livelli più alti, quel valore formativo idoneo a favorire l’integrazione tra culture e il legame con il territorio, mettendo al centro  la ‘persona’, con i suoi diritti e doveri, e la ‘comunità’ con le responsabilità collettive e politiche.