Colonia, una città che vuole riprendere a vivere

  • di Redazione Il Solidale
  • 19 gen 2016
  • CRONACA

Colonia, una città che vuole riprendere a vivere

Sabato a Colonia si è svolta una manifestazione in risposta alle aggressioni di massa accadute a Capodanno. Anzi tre: in centro sono confluiti in numero inatteso femministe, xenofobi e anti-xenofobi. L'artista svizzera Milo Moiré sfila nuda - davanti alla Cattedrale - con un cartello ("rispettateci, non siamo prede anche se siamo nude"): il gesto svela tutta la potenza controversa della cultura occidentale. Questo, forse, l'elemento di novità rispetto agli automatismi politici e ideologici in tema di rapporti con gli stranieri: la manifestazione dimostra, in un paese dove il giudizio di conformità precede quello di valore, l'esistenza invece di un sano pluralismo radicale, fatto cioè non solo di opinioni, ma anche di sentimenti; pluralismo tipicamente occidentale che, per inciso, mette in crisi qualsiasi altra cultura che invece premia l'uniformità.

Gli autori delle aggressioni compiute non solo a Colonia, ma anche Amburgo, Stoccarda, Francoforte ed altre località, sono adolescenti disadattati, o uomini a loro equiparabili, incapaci di controllare le loro pulsioni lontano dalle loro culture bacchettone. Il grado di coordinazione delle aggressioni legittima l'ipotesi di una regia unica, aspetto che tuttora non è stato chiarito: tant'è che contestualmente alla notizia, è circolata voce che l'iniziativa fosse di qualche gruppo razzista, volta a suscitare sdegno nell'opinione pubblica nei confronti degli immigrati. L'ipotesi è plausibile, sebbene una tale macchinazione richieda un'intelligenza di norma incompatibile con le tendenze xenofobe.

In realtà, i casi di "flash mob" sono un fenomeno conosciuto, anche se solo parzialmente documentato, nelle metropoli americane, e più recentemente, europee e asiatiche: si tratta di raduni in luoghi pubblici in apparenza improvvisati, coordinati via internet, di persone che eseguono il medesimo gesto programmato, e poi tornano a circolare come se nulla fosse accaduto; in origine una trovata goliardica, le "folle-lampo" si sono trasformate quasi immediatamente in strumenti di marketing e poi di protesta, e infine in metodologia criminale, per commettere ad esempio scippi di massa. In talune località, anche in Germania, sono state dichiarate illegali.

La dinamica dei fatti ha rilevanza per le forze dell'ordine, colte di nuovo alla sprovvista, ma interessa poco la gente. Una donna intervistata al telegiornale esprime un consenso emergente: respinge l'accusa di razzismo solo perché critica la politica permissiva del governo sull'immigrazione. Fra gli intervistati, ci sono ovviamente gli xenofobi per principio; e quelli per cui costoro rappresentano un pericolo maggiore dello straniero, ma non possono contestare la gravità dei fatti. La politica del governo è oggetto di dibattito nel merito, molto più di quanto non sembri dall'estero; ma, in fondo, i tedeschi hanno l'impressione che le istituzioni soffrano di un male inedito, che ancora non nominano: il lassismo.

Linda S., un'amica conosciuta in Cina, non condivide l'ansia collettiva: ha imparato a difendersi per conto suo a Pechino, nei locali che frequentava, spesso colmi di uomini africani molto intraprendenti e tavolate di cinesi tanto più molesti quanto ubriachi. Sui social media, mi dice, amiche e conoscenti si invitano a vicenda a lezioni di auto-difesa. E, nel mentre, le colleghe si mettono in guardia contro l'ultima truffa telematica. Già: quella della Volkswagen su scala planetaria e pluriennale è soltanto il caso più clamoroso di una pratica un tempo estranea al costume tedesco, ma oggi piuttosto diffusa. In televisione vanno in onda programmi dedicati al tema: in uno, un meccanico spiega i semplici trucchi per ingannare i sensori di bordo di un'auto, un altro, mette in scena ispettori di varia specie (fiscali, sanitari o investigativi) impegnati nella verifica di infrazioni di vario genere (quasi sempre veniali).

Dopo aver lavorato per 3 anni, con turni a volte di 15 ore consecutive, in un centro di prima accoglienza non lontano da Colonia, Linda vuole occuparsi di altro, anche semplicemente vedere altro, e medita di andarsene all'estero, nonostante le infinite opportunità offerte ad ottime condizioni dal mercato del lavoro tedesco. Ieri ha risposto a due inserzioni di lavoro, oggi già il primo colloquio: ed è assunta - andrà domani all'altro avendo già un impiego. Di certo, la Germania di oggi non corrisponde più ai suoi stereotipi; ma le virtù tedesche della puntualità, dell'affidabilità e soprattutto dell'efficienza sembrano rimaste inalterate. Marco Amuso