Referendum Trivelle 17 aprile: le ragioni per votare SI

  • di Redazione Il Solidale
  • 12 apr 2016

Referendum Trivelle 17 aprile: le ragioni per votare SI

Referendum Trivelle: abbiamo spiegato i motivi per cui dovremmo votare NO il prossimo 17 aprile e i motivi per cui dovremmo astenerci al voto.

PREMESSA: spieghiamo l'abrogazione sottoposta al referendum

Il referendum No-Triv propone “l’abrogazione della norma che concede di protrarre le concessioni per estrarre idrocarburi entro 12 miglia dalla costa italiana fino alla vita utile del giacimento. Se il referendum approverà l’abrogazione, le concessioni giungeranno alla scadenza prevista”.

Con la vittoria del SI, viene limitata la durata delle concessioni alla loro scadenza naturale, vengono evitate proroghe e le società petrolifere sono obbligate a smantellare le piattaforme.

Il referendum del 17 aprile non va, quindi, a modificare la possibilità di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia, e nemmeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma.

Adesso passiamo alle ragioni per cui dovremmo invece votare SI

La questione ambientale è il fulcro di chi è a favore del referendum, quindi del Sì: le trivellazioni comportano effetti negativi sull’ecosistema terra-mare, sulla tutela della biodiversità e della pesca, e ovviamente anche sulla sicurezza del territorio.

Greenpeace ha pubblicato in merito un report dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca), che mostra come tra il 2012 e il 2014 l’inquinamento dovuto all’attività dei 130 impianti attualmente funzionanti in Italia abbia superato i livelli stabiliti dalla legge.

Il settore ittico è messo a rischio: oltre al fatto che esistono 13mila imbarcazioni che vivono di quest’attività, la tutela delle specie ittiche nei nostri mari può essere compromessa.

Anche il Polesine e la zona del delta del Po hanno risentito degli effetti negativi dell’estrazione di idrocarburi, che ha contribuito all’abbassamento del territorio di circa 2 metri a partire dagli anni ‘80.

Il sistema dello sfruttamento di energie fossili nel nostro Paese, non solo è rischioso, ma anche inutile. “La ricchezza del nostro Paese non è il petrolio”, si legge sul sito di Greenpeace, e i dati lo confermano: "Se in Italia dovessimo affidarci alle riserve sotto i nostri fondali, avremmo la quantità di petrolio necessaria a coprire solo 2 mesi di consumi nazionali, e meno di 6 mesi per quanto riguarda il gas. Continuare a trivellare i mari non ridurrebbe la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, tanto più che il petrolio estratto in Italia non appartiene alla nazione ma alle compagnie petrolifere".

Nessuna decisione al Referendum è scontata, giusta o sbagliata: la coscienza di ciascuno sarà giudice al momento della votazione. E il volere del popolo italiano dovrà essere rispettato.